Drammaturgia: Ines Minten

Musica: Payman Abdali (second chapter)

(co)produzione: ALDES!

con il supporto di : STUK (Leuven), SPAM! (Porcari), Eindorf (Vienna)

 

Un uccello in gabbia sulla tomba dei sogni / la sua ombra urla in un urlo da incubo / le sue ali sono recise e le sue zampe legate / così apre la sua gola al canto. (Maya Angelu)

 

Le persone si confrontano costantemente con i confini in ogni possibile accezione del termine (fisica o mentale, esterna o interna...). Ma cosa sono esattamente questi confini? Come si formano? In che modo stanno modellando/influenzando i nostri corpi e le nostre menti?

I confini ci circondano. In quanto esseri umani, noi stessi persino li costruiamo continuamente. Costruiamo confini per estendere la nostra proprietà, i legami e la libertà, ma qual è il limite di questi confini? Non limitiamo la libertà altrui allargando i nostri confini? Nella poesia di Maya Angelou, “l'uccello apre la gola al canto”. Eppure se il canto dell'uccello è gradito all'orecchio umano, allo stesso tempo è segno della sua prigionia. Per questo ho trovato in questa immagine un intrigante punto di partenza per questa performance.

​